I have a Dream...
Un quarto alle due segnava il suo orologio, mentre con passo lento e affaticato lasciava la palestra.
Ripose i soldi della paga in tasca, per poi visionare velocemente la zona, alla ricerca della prima fermata dell’autobus più agevole.
Distava circa 400 m, e si incamminò, lo aspettavano in sede, per delle comunicazioni.
Mancava un giorno al grande appuntamento, la sua breve carriera nel wrestling aveva già toccato un punto massimo, e poteva divenire primo sfidante all’alloro massimo, stava andando tutto bene, per una volta, nella sua vita, niente o nessuno sembrava ostacolarlo usando la pesante arma dei pregiudizi, o del razzismo.
La felicità appagava i suoi sensi, era riuscito a distinguersi, semplicemente per le sue abilità, per una volta, poteva essere quello che era, che sia perdente o vincente poi lo avrebbero detto i fatti, ma almeno era libero di saperlo.
Questo credeva nella sua ingenua illusione di aver iniziato una nuova vita Ramon, che passo dopo passo aveva raggiunto l’autobus, e con aria sorridente ci entrò.
Diede uno sguardo velocemente per trovare un posto libero, ma la ricerca fù vana, e fù qualcun altro a trovare lui.
“Mi scusi, cosa ha intenzione di fare lei?”
“Niente, stavo per sedermi, cosa c’è?”
“Innanzitutto moderi i termini, e poi lo ha con sé il biglietto?”
“Veramente no, avevo intenzione di farlo qui, quanto mi costa?”
“Quanto mi costa?Scenda subito!!”
“Ma per quale motivo, ho i soldi, sono un cittadino come tutti su questo pullman, perché non posso…”
“Senta poche storie, SCENDA SUBITO!!!”
Fù strattonato e poco garbatamente fatto accomodare all’esterno del veicolo, che partì verso la sua direzione, senza di lui, che rimase al freddo fuori.
Bastò ciò a distruggere i suoi sogni, le sue illusioni, bastò ciò per fargli capire che non era iniziata nessuna nuova vita, la sua esistenza drammatica aveva solo aperto un nuovo capitolo, che dalle premesse sarebbe finito in angoscia, come tutti gli altri precedentemente.
Di cosa doveva rallegrasi allora Ramon, non aveva il diritto nemmeno di utilizzare un mezzo pubblico, poteva avere il diritto di essere felice?
No.
Si appoggiò su di una panchina, come qualsiasi essere umano, e la stupida montatura che si era fatto di se dopo aver intrapreso l’attivita da wrestler rendeva quell’episodio ancor di più massacrante.
Non era nessuno, qualsiasi cosa era.
Era rifiuto nell’anonimato, era anonimo nella popolarità, sopravviveva.
Tutto era come sempre, non aveva nessun diritto, come poteva sperare di battere Enigma, o magari di arrivare in finale, o magari di battere anche Dibbio.
La tristezza del suo animo veniva fortificata dal soffiare del vento in quel pomeriggio, mentre con occhi persi fissava l'orizzonte.
Un orizzonte, quello di cui aveva bisogno.
Non gli importava se colorato e dolce o tetro e scuro, quello che voleva era semplicemente un orizzonte nitido, raggiungibile, invece i suoi occhi si perdevano nel vuoto della città, il suo cuore e le sue speranze nel nulla del suo dolore.
Ormai non poteva arrivare nella sede EWF a piedi, lo aspettavano per sentire la sua sulla stipulazione del suo match con Enigma, pensò che ormai non aveva nemmeno senso dire la sua.
Avrebbe vinto, avrebbe perso, nulla sarebbe cambiato, la sua voglia di iniziare una nuova vita era destinata a rimanere un sogno, un traguardo irraggiungibile, un tesoro nascosto, o forse inesistente.
Qualsiasi stipulazione, qualsiasi verdetto non avrebbe inclinato la sua situazione, qualsiasi avvenimento no sarebbe bastato a placare le sue sofferenze, così banali agli occhi della gente quanto massacranti erano nel suo cuore.
Non gli rimaneva che sognare una vita migliore, pensò di non presentarsi alla War che lo attendeva il giorno seguente.
Il vento fischiava ancora forte, portandosi via le sue ultime speranze di rinascere.
Per un attimo si sentì un vile, un uomo inutile, se nemmeno lui riusciva a cambiare la sua vita, cosa avrebbe potuto?
Sognava una vita come tutti, niente di più.
Sognava di battere Enigma, niente di più.
Sognava di poter urlare “Vittoria!” nella sua complicata lingua senza che qualcuno lo avrebbe guardato male, niente di più.
Soganava di prendere un autobus senza essere maltrattato e cacciato, niente di più.
Sognava di essere diverso.
Sognava di essere come Enigma, un cittadino come tanti, che però almeno aveva l’opportunità di lottare per i propri sogni, i quali dipendevano da lui, non da fattori esterni.
Ma i suoi sogni si bloccarono lì.
Si accorse che il dolore lo aveva portato troppo in là con le conlusioni.
Si riscaldò le mani, e mentre il vento imperterrito disturbava l’atmosfera, si rese conto che stava sbagliando.
Voleva una vita come un americano, sognava quindi di essere un suo nemico?
Non ci sarebbe stao gusto a vivere una vita normale, non avrebbe ottenuto nulla.
In fondo aveva dei sogni.
E aveva il diritto di sognare, che ancora non gli era stato tolto.
Avrebbe esercitato il suo diritto, poteva sognare.
E avrebbe continuato a sognare, e avrebbe lottato per i suoi sogni li avrebbe concretizzati, Enigma avrebbe pagato per tutti i suoi concittadini.
Come un cittadino normale, alla ricerca di un orizzonte.
Un altro capitolo della sua vita stava per iniziare, e sarebbe stao lui a scriverlo, questa volta, concretizzando i suoi sogni, con la forza, come sempre gli altri hano scritto la sua trama di vita per lui, come sempre gli hanno distr5utto i suoi sogni.
Si alzò dalla panchina,tirò fuori il suo serramanico, si incamminanò verso la sede, aveva un orizzonte da scegliersi…un sogno da costruirsi…e in se stesso si ripeteva una frase..
“Ho il diritto di sognare…e io ho un sogno..”[Modificato da vd2 11/10/2006 16.29]