L'amore secondo Barnabino

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IO NON ESISTO
00lunedì 6 dicembre 2010 20:58
Tutte le discussioni di seguito menzionate sono prese dal forum Testimoni di Geova Online.

Nella discussione “Disassociazione e rapporti personali” l’utente Santapazienza a pagina 10 rivolgendosi all’utente Felio 69 dice:


ps.La tua dottrina non vale una cicca!


Pochi interventi dopo l’utente Barnabino risponde:


Cara Santapazienza,
I tuoi giudizi non ci interessano, evitiamo di andare OT e usiamo la ragione e non gli insulti (per il momento non ti metto un warning, ma non si ripeta mai più un episodio del genere, che dimostra quanto fragile sia il tuo amore per il prossimo, dato che ti permetti di offenderne le idee).


Una frase infelice dimostra, a parere dell’utente Barnabino, quanto l’amore per il prossimo dell’utente Santapazienza sia fragile.

Può darsi che Barnabino abbia ragione.

Vediamo come l’utente Barnabino dimostra invece il suo profondo amore per il prossimo.
Nella discussione “Domanda sulla risurrezione” Barnabino risponde ad un’obiezione posta dall’utente Giainuso in questo modo:

Caro Bruno,
Non farti prendere per i fondelli da qualche checca vaiassa...


Pur non essendone certo, suppongo che la gentile espressione sia rivolta all’utente Polymetis.
A pagina 2 continua:


E' ovvio che la vaiassa pensa come i greci che disprezzavano il corpo, pensando che altrove fosse l'essere... diverso era il pensiero di Cristo e delle Scritture.


Ed ancora a pagina 3:


Infatti, la vaiassa non difende il cristianesimo, per cui il concetto di anima immortale è assolutamente superfluo, ma difende la cultura ellenistica, che crede il "fondamento" della società occidentale.


Conclusioni:
L’utente Santapazienza dimostra scarso amore per il prossimo perché usa l’espressione:

ps.La tua dottrina non vale una cicca!


L’utente Barnabino dimostra invece le sue profonde qualità cristiane e come lo spirito santo abbia plasmato la sua personalità rivolgendosi “in pubblico “(potenzialmente la discussione in questione può essere letta dall’intero pianeta) ad un’altra persona con espressioni del tipo:

checca vaiassa...


Lascio al lettore silenzioso ogni giudizio.

Shalom
axlrose24
00lunedì 6 dicembre 2010 21:12
Ma BARNABINO e' uno spogliarellista! Non esiste!

AXL
ciamardo
00lunedì 6 dicembre 2010 23:33
IO NON ESISTO, 06/12/2010 20.58:


Lascio al lettore silenzioso ogni giudizio.


PRRRRRRRRRRRR......... [SM=g1907003]
IO NON ESISTO
00martedì 7 dicembre 2010 23:19
Tratto dalla Torre di Guardia del 15/11 1993

Perché ammettere un errore?

FU UNO dei più strani incontri della storia militare. Una donna disarmata fece tornare indietro 400 prodi soldati decisi a vendicare un insulto. Dopo aver ascoltato le suppliche di quella donna coraggiosa, il comandante rinunciò alla spedizione punitiva.
Quel comandante era Davide, che in seguito divenne re di Israele. Diede ascolto alla donna, Abigail, perché voleva piacere a Dio. Quando la donna gli spiegò con tatto che vendicandosi su suo marito, Nabal, sarebbe incorso nella colpa di sangue, Davide esclamò: “Benedetto sia Geova l’Iddio d’Israele, che ti ha mandato in questo giorno incontro a me! E benedetto il tuo senno, e benedetta tu che mi hai trattenuto dall’entrare in questo giorno nella colpa di sangue e dal far venire la mia propria mano in mia salvezza”. Davide fu grato che Dio si fosse servito di Abigail per impedirgli di commettere un grave errore. — 1 Samuele 25:9-35.
In un salmo Davide chiese: “Gli sbagli, chi li può discernere?” (Salmo 19:12) Come lui, anche noi possiamo non accorgerci di aver sbagliato finché qualcuno non ce lo fa notare. Altre volte sono le conseguenze spiacevoli a farci capire che abbiamo sbagliato, che siamo stati sgarbati o poco saggi.
Non c’è ragione di disperare
Tutti noi commettiamo errori, ma non per questo dobbiamo disperare. Come osservò il diplomatico Edward John Phelps, “l’uomo che non fa errori di solito non fa nulla”. E il discepolo cristiano Giacomo disse: “Tutti inciampiamo molte volte”. (Giacomo 3:2) Un bambino imparerebbe a camminare se non inciampasse mai? No, perché impara dai suoi errori e continua a provare e riprovare finché non raggiunge l’equilibrio.
Per vivere in modo equilibrato, anche noi dobbiamo imparare dai nostri errori e da quelli altrui. Dato che la Bibbia narra le esperienze di molti le cui circostanze erano forse simili alle nostre, possiamo essere aiutati a non commettere i loro stessi errori. Cosa possiamo dunque imparare dai loro errori?
L’umiltà è una qualità essenziale
Una lezione è che Dio non condanna tutti quelli che commettono errori, ma giudica solo quelli che si rifiutano di correggersi pur avendone la possibilità. Saul, re di Israele, disubbidì alle istruzioni di Geova riguardo all’annientamento degli amalechiti. Quando il profeta Samuele lo mise di fronte alle sue responsabilità, Saul dapprima minimizzò la cosa e poi cercò di dare la colpa ad altri. Si preoccupava più di non perdere la faccia davanti ai suoi uomini che di correggere l’errore. Perciò ‘Geova lo rigettò come re’. — 1 Samuele 15:20-23, 30.
Il successore di Saul, Davide, pur avendo commesso gravi errori, fu perdonato perché accettò umilmente i consigli e la disciplina. L’umiltà spinse Davide a dare ascolto alle parole di Abigail. I suoi uomini erano pronti allo scontro armato. Eppure, di fronte a loro, Davide ammise di aver preso una decisione sconsiderata. Per tutta la vita l’umiltà aiutò Davide a chiedere perdono e a correggersi.
L’umiltà spinge i servitori di Geova anche a rettificare osservazioni avventate. Durante un’udienza del Sinedrio, il sommo sacerdote ordinò che Paolo venisse percosso sulla bocca. L’apostolo replicò: “Dio colpirà te, muro imbiancato”. (Atti 23:3) Forse a causa della vista debole, Paolo non si era reso conto di chi aveva apostrofato in quel modo finché i presenti gli dissero: “Oltraggi il sommo sacerdote di Dio?” A ciò Paolo riconobbe immediatamente il suo errore, dicendo: “Fratelli, non sapevo che fosse sommo sacerdote. Poiché è scritto: ‘Non devi parlare ingiuriosamente di un governante del tuo popolo’”. (Atti 23:4, 5; Esodo 22:28) Sì, Paolo ammise umilmente il suo errore.
Ammisero i propri errori
La Bibbia mostra pure che alcuni cambiarono il loro modo di pensare errato. Si prenda, ad esempio, il salmista Asaf. Poiché sembrava che i malvagi se la passassero bene, egli disse: “Sicuramente è invano che ho mondato il mio cuore”. Ma, dopo essere stato nella casa di Geova e aver meditato sui benefìci della pura adorazione, Asaf tornò in sé. Per di più ammise il suo errore nel Salmo 73.
Anche Giona lasciò che un modo di pensare errato gli annebbiasse la mente. Dopo aver predicato a Ninive, invece di essere contento che gli abitanti fossero stati risparmiati, si preoccupò che non ci fosse la convalida del suo operato. Gli dispiacque che Geova non avesse punito i niniviti benché si fossero pentiti. Ma Dio lo corresse. Giona capì che il suo punto di vista era sbagliato, perché nel libro biblico che porta il suo nome riconosce onestamente i propri errori. — Giona 3:10–4:11.
Pensando a torto che la causa dei suoi guai fosse Geova Dio e non Satana il Diavolo, Giobbe cercò di dimostrare che non meritava di soffrire. Non si rendeva conto che c’era una questione più grande: I servitori di Dio sarebbero rimasti leali a Lui nella prova? (Giobbe 1:9-12) Dopo che Eliu e poi Geova lo ebbero aiutato a capire il suo errore, Giobbe ammise: “Ho parlato, ma non comprendevo . . . Perciò mi ritratto, e veramente mi pento nella polvere e nella cenere”. — Giobbe 42:3, 6.
Ammettere gli errori aiuta a mantenere una buona relazione con Dio. Come indicano i summenzionati esempi, egli non ci condannerà per i nostri errori se li riconosciamo e facciamo il possibile per correggerli, sia che si tratti di modi di pensare errati, di parole avventate o di azioni sconsiderate. Quali lezioni possiamo imparare da questo?
Fare qualcosa circa i propri errori
Quando si riconosce umilmente un errore e si fa qualcosa al riguardo, si possono rafforzare i vincoli familiari. Per esempio un genitore, forse perché stanco o infastidito, può aver disciplinato il figlio in maniera piuttosto brusca. Non correggere questo errore può avere effetti negativi. Per questo l’apostolo Paolo scrisse: “Padri, non irritate i vostri figli, ma continuate ad allevarli nella disciplina e nella norma mentale di Geova”. — Efesini 6:4.
Un giovane cristiano di nome Paul ricorda con affetto: “Papà si scusava sempre quando pensava di aver esagerato. Questo mi aiutava a rispettarlo”. Se sia o no il caso di scusarsi in una particolare situazione è una decisione personale. Le scuse devono però essere seguite da sinceri sforzi per evitare di commettere errori simili in futuro.
Che dire se un coniuge fa uno sbaglio che addolora l’altro? Ammettere francamente l’errore, chiedere sinceramente scusa e perdonare sono cose che li aiuteranno a mantenere salda la loro unione e a continuare ad amarsi. (Efesini 5:33; Colossesi 3:13) Jesús, uno spagnolo sulla cinquantina dal temperamento focoso, non è troppo orgoglioso per chiedere scusa a sua moglie, Albina. “Abbiamo l’abitudine di chiedere scusa quando uno di noi offende l’altro”, dice lei. “Questo ci aiuta a sopportarci con amore”.
Quando un anziano commette un errore
Riconoscere gli errori e scusarsi sinceramente aiuterà anche gli anziani cristiani a collaborare armoniosamente e a ‘mostrarsi onore gli uni gli altri’. (Romani 12:10) Un anziano può essere riluttante ad ammettere un errore per timore che questo possa minare la sua autorità nella congregazione. Tuttavia è molto più probabile che perda la fiducia degli altri cercando di giustificarsi, di ignorare l’errore o di minimizzarlo. Un fratello maturo che chiede umilmente scusa, forse per qualche osservazione avventata, si guadagna il rispetto degli altri.
Fernando, anziano di congregazione in Spagna, ricorda un’occasione in cui un sorvegliante di circoscrizione che presiedeva una grande adunanza di anziani fece una dichiarazione inesatta su come si doveva tenere un’adunanza. Quando un anziano rispettosamente lo corresse, il sorvegliante di circoscrizione riconobbe immediatamente di essersi sbagliato. Fernando ricorda: “Quando lo vidi ammettere l’errore di fronte a tutti quegli anziani, rimasi profondamente colpito. Dopo averlo udito chiedere scusa lo rispettai molto di più. Il suo esempio mi ha insegnato quanto sia importante riconoscere le proprie mancanze”.
Siate pronti ad ammettere un errore
Di solito le scuse sono gradite, specialmente se sollecite. Infatti, prima ammettiamo l’errore meglio è. Per esempio, il 31 ottobre 1992 papa Giovanni Paolo II ammise che 360 anni prima l’Inquisizione aveva agito ‘erroneamente’ punendo Galileo per aver sostenuto che la terra non è il centro dell’universo. Tuttavia rimandare le scuse così a lungo ne riduce certamente l’efficacia.
Lo stesso vale nei rapporti personali. Se ci si scusa subito, si può sanare una ferita causata da una parola o da un’azione poco benevola. Gesù esortò a non tardare a far pace quando disse: “Se, dunque, porti il tuo dono all’altare e lì ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, e va via; prima fa pace col tuo fratello, e poi, una volta tornato, offri il tuo dono”. (Matteo 5:23, 24) Spesso per ristabilire rapporti amichevoli è sufficiente ammettere di non aver agito bene e chiedere perdono. Più aspettiamo a farlo, più difficile diventa.
Felici di ammettere gli errori
Come illustrano gli esempi di Saul e Davide, il modo in cui ci comportiamo quando abbiamo commesso un errore può influire sulla nostra vita. Saul resisté caparbiamente ai consigli, e i suoi errori si moltiplicarono, culminando infine con la sua morte nel disfavore di Dio. Davide invece, nonostante i suoi errori e peccati, accettò pentito la correzione e rimase fedele a Geova. (Confronta Salmo 32:3-5). Non è questo ciò che desideriamo?
La più grande ricompensa per chi ammette un errore e vi pone rimedio o si pente del suo peccato è sapere che è stato perdonato da Dio. “Felice è colui . . . il cui peccato è coperto”, disse Davide. “Felice è l’uomo al quale Geova non attribuisce errore”. (Salmo 32:1, 2) Com’è saggio, dunque, ammettere un errore!
axlrose24
00martedì 7 dicembre 2010 23:22
Embe'?

AXL
alfa93
00martedì 7 dicembre 2010 23:23
quindi'?
axlrose24
00martedì 7 dicembre 2010 23:24
In parole nostre?

AXL
alfa93
00martedì 7 dicembre 2010 23:25
CON QUESTO VUOI DIRE CHE....
axlrose24
00martedì 7 dicembre 2010 23:25
Lei mi sta dicendo che...

AXL
alfa93
00martedì 7 dicembre 2010 23:26
NOOOOOO MA DAI...MON VORRAI DIRE CHE..
alfa93
00martedì 7 dicembre 2010 23:28
BISOGNA CHE LI PESIAMO LE PAROLE PRIMA DI PARLARE... NON SI PUO DIRE CHE...
axlrose24
00martedì 7 dicembre 2010 23:28
Ma non e' possibile!!!Ma davvero!

AXL
axlrose24
00martedì 7 dicembre 2010 23:30
Hai sentito Alfa! Poi non diciamo in giro che ...eeeh! E facile dire che!


AXL
alfa93
00martedì 7 dicembre 2010 23:30
NON CI CREDO !!.'.NON ESISTE' QUELLO CHE HAI DETTO ..CI DEVI PORTARE LE PROVE
axlrose24
00martedì 7 dicembre 2010 23:32
Comunque,la spiegazione c'e' stata in qualche modo,comunque a me...


IO NON ESISTO
00mercoledì 8 dicembre 2010 20:57

Comunque,la spiegazione c'e' stata in qualche modo



Può spiegarsi meglio? Le risulta che l’utente Barnabino ha chiarito la cosa?

Shalom
axlrose24
00mercoledì 8 dicembre 2010 21:59
Re:
IO NON ESISTO, 08/12/2010 20.57:


Comunque,la spiegazione c'e' stata in qualche modo



Può spiegarsi meglio?

Shalom




Si ,certo! Mi spiego meglio. BARNABIMBO non esiste .Detto questo una cosa che non esiste non puo' dare spiegazioni.

AXL
santapazienzauno
00giovedì 9 dicembre 2010 18:44
Re:
IO NON ESISTO, 06/12/2010 20.58:

Tutte le discussioni di seguito menzionate sono prese dal forum Testimoni di Geova Online.

Nella discussione “Disassociazione e rapporti personali” l’utente Santapazienza a pagina 10 rivolgendosi all’utente Felio 69 dice:


ps.La tua dottrina non vale una cicca!


Pochi interventi dopo l’utente Barnabino risponde:


Cara Santapazienza,
I tuoi giudizi non ci interessano, evitiamo di andare OT e usiamo la ragione e non gli insulti (per il momento non ti metto un warning, ma non si ripeta mai più un episodio del genere, che dimostra quanto fragile sia il tuo amore per il prossimo, dato che ti permetti di offenderne le idee).


Una frase infelice dimostra, a parere dell’utente Barnabino, quanto l’amore per il prossimo dell’utente Santapazienza sia fragile.

Può darsi che Barnabino abbia ragione.

Vediamo come l’utente Barnabino dimostra invece il suo profondo amore per il prossimo.
Nella discussione “Domanda sulla risurrezione” Barnabino risponde ad un’obiezione posta dall’utente Giainuso in questo modo:

Caro Bruno,
Non farti prendere per i fondelli da qualche checca vaiassa...


Pur non essendone certo, suppongo che la gentile espressione sia rivolta all’utente Polymetis.
A pagina 2 continua:


E' ovvio che la vaiassa pensa come i greci che disprezzavano il corpo, pensando che altrove fosse l'essere... diverso era il pensiero di Cristo e delle Scritture.


Ed ancora a pagina 3:


Infatti, la vaiassa non difende il cristianesimo, per cui il concetto di anima immortale è assolutamente superfluo, ma difende la cultura ellenistica, che crede il "fondamento" della società occidentale.


Conclusioni:
L’utente Santapazienza dimostra scarso amore per il prossimo perché usa l’espressione:

ps.La tua dottrina non vale una cicca!


L’utente Barnabino dimostra invece le sue profonde qualità cristiane e come lo spirito santo abbia plasmato la sua personalità rivolgendosi “in pubblico “(potenzialmente la discussione in questione può essere letta dall’intero pianeta) ad un’altra persona con espressioni del tipo:

checca vaiassa...


Lascio al lettore silenzioso ogni giudizio.

Shalom



Eh barnabino, barnabino, ma come si può!!! Mi sono fatta spiegare il significato di queste due paroline " checca vaiassa" e sono rimasta davvero stupita,,,eppure la mia osservazione terra-terra, era sulla dottrina tdg, niente di personale con nessuno...mah! Che dire!....



IO NON ESISTO
00giovedì 9 dicembre 2010 20:45
Dalla Torre di Guardia del 15/9 1996

È davvero necessario chiedere scusa?

‘IO NON chiedo mai scusa’, scrisse George Bernard Shaw. ‘Quello che è fatto è fatto’, potrebbero dire altri.
Forse noi stessi siamo riluttanti ad ammettere un errore per timore di perdere la faccia. Magari accampiamo la scusa che il problema dipenda dall’altra persona. Oppure intendiamo scusarci, ma rimandiamo finché pensiamo che finalmente la cosa sia stata dimenticata.
Allora, è indispensabile chiedere scusa? Serve davvero a qualcosa?
L’amore ci obbliga a chiedere scusa
L’amore fraterno è un segno che identifica i veri seguaci di Gesù Cristo. Egli disse: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. (Giovanni 13:35) Le Scritture esortano i cristiani ad ‘amarsi di cuore gli uni gli altri intensamente’. (1 Pietro 1:22) L’intenso amore ci obbliga a chiedere scusa. Perché? Perché inevitabilmente l’imperfezione umana causa ferite che se non sono sanate impediscono di amare.
Per esempio, a motivo di screzi con qualcuno nella congregazione cristiana, forse preferiamo non parlargli. Se l’abbiamo offeso, come possiamo ristabilire un rapporto amorevole? Nella maggioranza dei casi, chiedendo scusa e poi sforzandoci di conversare in maniera cordiale. Abbiamo un debito di amore verso i nostri compagni di fede, e quando diciamo che ci dispiace di averli offesi, paghiamo parte di questo debito. — Romani 13:8.
Per spiegarci: Mari Carmen e Paqui, due cristiane, erano amiche da molto tempo. Ma siccome Mari Carmen prestò fede a pettegolezzi, la sua amicizia con Paqui si raffreddò. Senza una spiegazione, evitava del tutto Paqui. Quasi un anno dopo Mari Carmen apprese che non c’era niente di vero in quei pettegolezzi. Quale fu la sua reazione? L’amore la spinse ad andare da Paqui e a esprimere umilmente profondo rammarico per essersi comportata così male. Entrambe scoppiarono in lacrime e da allora sono sempre state grandi amiche.
Anche se pensiamo di non aver fatto niente di male, chiedendo scusa possiamo chiarire un malinteso. Manuel ricorda: “Molti anni fa mia moglie ed io rimanemmo in casa di una nostra sorella spirituale mentre questa era all’ospedale. Durante la sua malattia facemmo tutto il possibile per aiutare lei e i suoi figli. Ma dopo che tornò a casa, lei si lamentò con un amico dicendo che non eravamo stati accorti nelle spese della famiglia.
“Andammo a trovarla e le spiegammo che forse essendo giovani e non avendo esperienza, non avevamo fatto le cose come avrebbe fatto lei. Immediatamente rispose che era lei a essere in debito verso di noi e che era davvero riconoscente per tutto quello che avevamo fatto per lei. Il problema fu risolto. Quell’esperienza mi ha insegnato l’importanza di chiedere umilmente scusa quando sorgono malintesi”.
Geova ha benedetto questa coppia perché aveva mostrato amore e aveva ‘perseguito le cose che contribuiscono alla pace’. (Romani 14:19) L’amore richiede inoltre che si tenga conto dei sentimenti altrui. Pietro ci consiglia di mostrare “i medesimi sentimenti”. (1 Pietro 3:8) Se ci mettiamo nei panni degli altri, è più probabile che ci accorgeremo del male causato con una parola o un’azione sconsiderata e saremo spinti a chiedere scusa.
.........
L’arte di chiedere scusa
Se prendiamo l’abitudine di chiedere scusa quando è necessario, probabilmente riscontreremo che la gente reagisce in modo positivo. E magari si scuserà a sua volta. Quando sospettiamo di aver turbato qualcuno, perché non prendere l’abitudine di chiedere scusa anziché fare di tutto per evitare di ammettere qualsiasi colpa? Il mondo può pensare che chiedere scusa sia segno di debolezza, ma in realtà dà prova di maturità cristiana. Certo non vogliamo essere come chi ammette un errore ma minimizza la propria responsabilità. Per esempio, ci capita di non essere sinceri nel dire che ci dispiace? Se arriviamo in ritardo e ci profondiamo in scuse, decidiamo di essere più puntuali?
Allora, è necessario chiedere scusa? Sì. Lo dobbiamo a noi stessi e agli altri. Chiedere scusa può alleviare la pena causata dall’imperfezione e può appianare rapporti tesi. Ogni volta che chiediamo scusa è una lezione di umiltà e impariamo a essere più sensibili ai sentimenti altrui. Di conseguenza, i compagni di fede, il nostro coniuge e altri ci considereranno persone che meritano il loro affetto e la loro fiducia. Avremo pace mentale e Geova Dio ci benedirà.

fiordipesco37
00giovedì 9 dicembre 2010 21:15
eh ??

Dalla Torre di Guardia del 15/9 1996

È davvero necessario chiedere scusa?

‘IO NON chiedo mai scusa’, scrisse George Bernard Shaw. ‘Quello che è fatto è fatto’, potrebbero dire altri.
Forse noi stessi siamo riluttanti ad ammettere un errore per timore di perdere la faccia. Magari accampiamo la scusa che il problema dipenda dall’altra persona. Oppure intendiamo scusarci, ma rimandiamo finché pensiamo che finalmente la cosa sia stata dimenticata.
Allora, è indispensabile chiedere scusa? Serve davvero a qualcosa?
L’amore ci obbliga a chiedere scusa
L’amore fraterno è un segno che identifica i veri seguaci di Gesù Cristo. Egli disse: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. (Giovanni 13:35) Le Scritture esortano i cristiani ad ‘amarsi di cuore gli uni gli altri intensamente’. (1 Pietro 1:22) L’intenso amore ci obbliga a chiedere scusa. Perché? Perché inevitabilmente l’imperfezione umana causa ferite che se non sono sanate impediscono di amare.
Per esempio, a motivo di screzi con qualcuno nella congregazione cristiana, forse preferiamo non parlargli. Se l’abbiamo offeso, come possiamo ristabilire un rapporto amorevole? Nella maggioranza dei casi, chiedendo scusa e poi sforzandoci di conversare in maniera cordiale. Abbiamo un debito di amore verso i nostri compagni di fede, e quando diciamo che ci dispiace di averli offesi, paghiamo parte di questo debito. — Romani 13:8.
Per spiegarci: Mari Carmen e Paqui, due cristiane, erano amiche da molto tempo. Ma siccome Mari Carmen prestò fede a pettegolezzi, la sua amicizia con Paqui si raffreddò. Senza una spiegazione, evitava del tutto Paqui. Quasi un anno dopo Mari Carmen apprese che non c’era niente di vero in quei pettegolezzi. Quale fu la sua reazione? L’amore la spinse ad andare da Paqui e a esprimere umilmente profondo rammarico per essersi comportata così male. Entrambe scoppiarono in lacrime e da allora sono sempre state grandi amiche.
Anche se pensiamo di non aver fatto niente di male, chiedendo scusa possiamo chiarire un malinteso. Manuel ricorda: “Molti anni fa mia moglie ed io rimanemmo in casa di una nostra sorella spirituale mentre questa era all’ospedale. Durante la sua malattia facemmo tutto il possibile per aiutare lei e i suoi figli. Ma dopo che tornò a casa, lei si lamentò con un amico dicendo che non eravamo stati accorti nelle spese della famiglia.
“Andammo a trovarla e le spiegammo che forse essendo giovani e non avendo esperienza, non avevamo fatto le cose come avrebbe fatto lei. Immediatamente rispose che era lei a essere in debito verso di noi e che era davvero riconoscente per tutto quello che avevamo fatto per lei. Il problema fu risolto. Quell’esperienza mi ha insegnato l’importanza di chiedere umilmente scusa quando sorgono malintesi”.
Geova ha benedetto questa coppia perché aveva mostrato amore e aveva ‘perseguito le cose che contribuiscono alla pace’. (Romani 14:19) L’amore richiede inoltre che si tenga conto dei sentimenti altrui. Pietro ci consiglia di mostrare “i medesimi sentimenti”. (1 Pietro 3:8) Se ci mettiamo nei panni degli altri, è più probabile che ci accorgeremo del male causato con una parola o un’azione sconsiderata e saremo spinti a chiedere scusa.
.........

L’arte di chiedere scusa
Se prendiamo l’abitudine di chiedere scusa quando è necessario, probabilmente riscontreremo che la gente reagisce in modo positivo. E magari si scuserà a sua volta. Quando sospettiamo di aver turbato qualcuno, perché non prendere l’abitudine di chiedere scusa anziché fare di tutto per evitare di ammettere qualsiasi colpa? Il mondo può pensare che chiedere scusa sia segno di debolezza, ma in realtà dà prova di maturità cristiana. Certo non vogliamo essere come chi ammette un errore ma minimizza la propria responsabilità. Per esempio, ci capita di non essere sinceri nel dire che ci dispiace? Se arriviamo in ritardo e ci profondiamo in scuse, decidiamo di essere più puntuali?
Allora, è necessario chiedere scusa? Sì. Lo dobbiamo a noi stessi e agli altri. Chiedere scusa può alleviare la pena causata dall’imperfezione e può appianare rapporti tesi. Ogni volta che chiediamo scusa è una lezione di umiltà e impariamo a essere più sensibili ai sentimenti altrui. Di conseguenza, i compagni di fede, il nostro coniuge e altri ci considereranno persone che meritano il loro affetto e la loro fiducia. Avremo pace mentale e Geova Dio ci benedirà.







Mi sono persa !! Che vuol dì ??

[SM=x1839781] [SM=x1839781]
alfa93
00giovedì 9 dicembre 2010 22:31
Re:
IO NON ESISTO, 09/12/2010 20.45:

Dalla Torre di Guardia del 15/9 1996

È davvero necessario chiedere scusa?

‘IO NON chiedo mai scusa’, scrisse George Bernard Shaw. ‘Quello che è fatto è fatto’, potrebbero dire altri.
Forse noi stessi siamo riluttanti ad ammettere un errore per timore di perdere la faccia. Magari accampiamo la scusa che il problema dipenda dall’altra persona. Oppure intendiamo scusarci, ma rimandiamo finché pensiamo che finalmente la cosa sia stata dimenticata.
Allora, è indispensabile chiedere scusa? Serve davvero a qualcosa?
L’amore ci obbliga a chiedere scusa
L’amore fraterno è un segno che identifica i veri seguaci di Gesù Cristo. Egli disse: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. (Giovanni 13:35) Le Scritture esortano i cristiani ad ‘amarsi di cuore gli uni gli altri intensamente’. (1 Pietro 1:22) L’intenso amore ci obbliga a chiedere scusa. Perché? Perché inevitabilmente l’imperfezione umana causa ferite che se non sono sanate impediscono di amare.
Per esempio, a motivo di screzi con qualcuno nella congregazione cristiana, forse preferiamo non parlargli. Se l’abbiamo offeso, come possiamo ristabilire un rapporto amorevole? Nella maggioranza dei casi, chiedendo scusa e poi sforzandoci di conversare in maniera cordiale. Abbiamo un debito di amore verso i nostri compagni di fede, e quando diciamo che ci dispiace di averli offesi, paghiamo parte di questo debito. — Romani 13:8.
Per spiegarci: Mari Carmen e Paqui, due cristiane, erano amiche da molto tempo. Ma siccome Mari Carmen prestò fede a pettegolezzi, la sua amicizia con Paqui si raffreddò. Senza una spiegazione, evitava del tutto Paqui. Quasi un anno dopo Mari Carmen apprese che non c’era niente di vero in quei pettegolezzi. Quale fu la sua reazione? L’amore la spinse ad andare da Paqui e a esprimere umilmente profondo rammarico per essersi comportata così male. Entrambe scoppiarono in lacrime e da allora sono sempre state grandi amiche.
Anche se pensiamo di non aver fatto niente di male, chiedendo scusa possiamo chiarire un malinteso. Manuel ricorda: “Molti anni fa mia moglie ed io rimanemmo in casa di una nostra sorella spirituale mentre questa era all’ospedale. Durante la sua malattia facemmo tutto il possibile per aiutare lei e i suoi figli. Ma dopo che tornò a casa, lei si lamentò con un amico dicendo che non eravamo stati accorti nelle spese della famiglia.
“Andammo a trovarla e le spiegammo che forse essendo giovani e non avendo esperienza, non avevamo fatto le cose come avrebbe fatto lei. Immediatamente rispose che era lei a essere in debito verso di noi e che era davvero riconoscente per tutto quello che avevamo fatto per lei. Il problema fu risolto. Quell’esperienza mi ha insegnato l’importanza di chiedere umilmente scusa quando sorgono malintesi”.
Geova ha benedetto questa coppia perché aveva mostrato amore e aveva ‘perseguito le cose che contribuiscono alla pace’. (Romani 14:19) L’amore richiede inoltre che si tenga conto dei sentimenti altrui. Pietro ci consiglia di mostrare “i medesimi sentimenti”. (1 Pietro 3:8) Se ci mettiamo nei panni degli altri, è più probabile che ci accorgeremo del male causato con una parola o un’azione sconsiderata e saremo spinti a chiedere scusa.
.........
L’arte di chiedere scusa
Se prendiamo l’abitudine di chiedere scusa quando è necessario, probabilmente riscontreremo che la gente reagisce in modo positivo. E magari si scuserà a sua volta. Quando sospettiamo di aver turbato qualcuno, perché non prendere l’abitudine di chiedere scusa anziché fare di tutto per evitare di ammettere qualsiasi colpa? Il mondo può pensare che chiedere scusa sia segno di debolezza, ma in realtà dà prova di maturità cristiana. Certo non vogliamo essere come chi ammette un errore ma minimizza la propria responsabilità. Per esempio, ci capita di non essere sinceri nel dire che ci dispiace? Se arriviamo in ritardo e ci profondiamo in scuse, decidiamo di essere più puntuali?
Allora, è necessario chiedere scusa? Sì. Lo dobbiamo a noi stessi e agli altri. Chiedere scusa può alleviare la pena causata dall’imperfezione e può appianare rapporti tesi. Ogni volta che chiediamo scusa è una lezione di umiltà e impariamo a essere più sensibili ai sentimenti altrui. Di conseguenza, i compagni di fede, il nostro coniuge e altri ci considereranno persone che meritano il loro affetto e la loro fiducia. Avremo pace mentale e Geova Dio ci benedirà.




SCUSA UN ATTIMO IO NON ESISTO, MA SE TU NON ESISTI IO CHIEDO SCUSA A CHI.....'A UNO CHE NON ESISTE? MA IO ESISTO E CARO IO NON ESISTO SAPPI CHE E' TUTTO UNA QUESTIONE DI ESISTENZA!

PRONTO 118 E UN EMERGENZA CORRETE!! [SM=x1839783]


[SM=g1908964]
axlrose24
00giovedì 9 dicembre 2010 22:51
Devi dire "PRONTO ,CIAMARDO? STASERA SEI DI TURNO!"


[SM=g1908964]

AXL
ciamardo
00venerdì 10 dicembre 2010 12:52
Re:
axlrose24, 09/12/2010 22.51:

Devi dire "PRONTO ,CIAMARDO? STASERA SEI DI TURNO!"


[SM=g1908964]

AXL



adesso sono in germania a caccia di apostati tedeschi [SM=g1907003]
IO NON ESISTO
00venerdì 10 dicembre 2010 22:24
Dal libro Scuola di Ministero:

Studio 31
Rispetto per gli altri

Cosa bisogna fare?
Mostrare considerazione per gli altri, rendendo loro onore.
Perché è importante?
Mostrare rispetto è un requisito cristiano. Favorisce un’atmosfera in cui le persone sono più inclini ad accettare le informazioni bibliche che presentate loro.
LE SCRITTURE ci dicono di ‘onorare uomini di ogni sorta’ e di “non parlare ingiuriosamente di nessuno”. (1 Piet. 2:17; Tito 3:2) In effetti tutti gli esseri umani “sono venuti all’esistenza ‘a somiglianza di Dio’”. (Giac. 3:9) Cristo è morto per tutti. (Giov. 3:16) E tutti meritano di udire la buona notizia per poter agire in armonia con essa ed essere salvati. (2 Piet. 3:9) Alcuni poi meritano speciale rispetto a motivo di certe condizioni o dell’autorità che hanno.
Perché alcuni pensano di non essere tenuti a mostrare il tipo di rispetto che la Bibbia esorta a mostrare? Forse la cultura locale stabilisce chi ha diritto a essere onorato per ragioni di casta, colore della pelle, sesso, salute, età o posizione sociale. La corruzione diffusa tra i funzionari pubblici ha minato il rispetto per l’autorità. In certi paesi le persone sono insoddisfatte della loro sorte nella vita, dovendo lavorare molte ore solo per procurarsi l’indispensabile, e sono circondate da persone che non mostrano rispetto. I giovani vengono istigati dai compagni a ribellarsi agli insegnanti malvisti e ad altre autorità. Molti sono influenzati da sceneggiati televisivi in cui ragazzi più furbi dei genitori fanno quello che vogliono. Dobbiamo fare un vero sforzo per impedire che questa mentalità mondana ci renda poco rispettosi nei confronti degli altri. Il rispetto per la dignità altrui genera invece un’atmosfera che favorisce il dialogo.
Modi rispettosi. Ci si aspetta che chi compie un’opera di carattere religioso mostri rispetto vestendo e agendo in maniera appropriata. Per quanto riguarda il decoro, le convenzioni variano da un posto all’altro. In certi luoghi è giudicato irrispettoso rivolgersi a qualcuno senza togliersi il cappello o tenendo le mani in tasca. In altri luoghi questi sono comportamenti accettati. Tenete conto dei sentimenti delle persone del posto in modo da non offenderle. Così incontrerete anche meno ostacoli nel far conoscere la buona notizia.
Lo stesso vale per il modo in cui ci si rivolge ad altri, specialmente alle persone anziane. Di solito è considerato irrispettoso che i giovani chiamino gli adulti per nome, a meno che non siano stati autorizzati a farlo. In certi luoghi è ritenuto disdicevole anche per gli adulti chiamare per nome persone con cui non si ha confidenza. Inoltre in molte lingue ci si rivolge alle persone anziane o alle autorità usando il “lei” o il “voi” o altre espressioni di deferenza.
Gesti che denotano rispetto. Nei piccoli paesi ci si aspetta che incontrando qualcuno per strada o entrando in una stanza si faccia un gesto di rispetto, che può consistere in un saluto, in un sorriso, in un cenno del capo o anche nell’alzare le sopracciglia. Ignorare la presenza di una persona è considerato irrispettoso.
Alcuni, però, possono sentirsi ignorati anche quando si prende atto della loro presenza. Come mai? Perché si accorgono che gli altri non li vedono come individui. Non è insolito che le persone vengano classificate in base ai loro tratti fisici. Spesso i disabili o altri che hanno problemi di salute vengono emarginati. Tuttavia la Parola di Dio ci insegna a trattarli con amore e rispetto. (Matt. 8:2, 3) Tutti noi in qualche modo risentiamo dell’eredità del peccato adamico. Vi sentireste rispettati se gli altri vi identificassero sempre con i vostri difetti? Non preferireste essere riconosciuti per le vostre molte qualità positive?
Mostrare rispetto significa anche riconoscere il principio dell’autorità. In certi luoghi prima di dare testimonianza ai componenti di una famiglia è necessario parlare col capofamiglia. Anche se l’incarico di predicare e insegnare ci è stato assegnato da Geova, riconosciamo che egli ha affidato ai genitori il compito di educare, disciplinare e guidare i figli. (Efes. 6:1-4) Perciò quando si bussa a una porta, di solito è corretto parlare con i genitori prima di intavolare lunghe conversazioni con i figli.
Con l’età si acquista esperienza, e anch’essa merita rispetto. (Giob. 32:6, 7) Riconoscere questo fatto fu utile a una giovane pioniera dello Srī Lanka che aveva fatto visita a un uomo anziano. All’inizio questi obiettò: “Una ragazzina come te può insegnare la Bibbia a me?” Ma lei rispose: “Veramente non sono venuta per insegnare ma per dirle qualche cosa che ho imparato e che mi ha reso così felice che non posso fare a meno di parlarne ad altri”. La sua risposta rispettosa destò l’interesse dell’uomo, che chiese: “Allora dimmi, cos’hai imparato?” ‘Ho imparato come vivere per sempre’, rispose la giovane pioniera. L’anziano signore cominciò a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. Non tutte le persone anziane diranno apertamente che vogliono essere trattate con tale rispetto, ma la maggioranza lo apprezzerà.
C’è però il rischio di esagerare. Nelle isole del Pacifico e in altri posti, l’uso della forma rispettosa con cui per convenzione ci si rivolge al capo di un villaggio o di una tribù può aiutare i Testimoni a trovare orecchi disposti ad ascoltare e dare loro l’opportunità di parlare sia ai capi che alla popolazione. Ma non occorre, né è giusto, cadere nell’adulazione. (Prov. 29:5) Similmente una lingua può avere certe forme di cortesia nella propria grammatica, ma non è detto che per essere rispettoso il cristiano ne debba abusare.
Parlare con rispetto. La Bibbia ci esorta a spiegare la ragione della nostra speranza “con mitezza e profondo rispetto”. (1 Piet. 3:15) Perciò, anche se possiamo facilmente dimostrare l’erroneità del punto di vista di una persona, è saggio farlo calpestando la sua dignità? Non è meglio ascoltarla pazientemente, magari chiedendole perché la pensa in quel modo, e poi ragionare insieme sulle Scritture tenendo conto dei suoi sentimenti?
Il rispetto che si mostra in una conversazione a due dovrebbe essere evidente anche quando ci si rivolge all’uditorio dal podio. L’oratore che rispetta l’uditorio non lo critica aspramente né assume atteggiamenti che in effetti vogliono dire: “Se veramente lo voleste, potreste mettere in pratica questo consiglio”. Parlare in questo modo sarebbe solo scoraggiante. Quanto è meglio vedere l’uditorio come un’assemblea di persone che amano Geova e desiderano servirlo! A imitazione di Gesù, dovremmo mostrare comprensione quando trattiamo con persone spiritualmente deboli, meno esperte o più lente nell’applicare i consigli biblici.
Se l’oratore si include fra quelli che devono sforzarsi di applicare maggiormente la Parola di Dio, i presenti capiranno che egli ha rispetto per loro. Perciò è saggio evitare di usare continuamente il “voi” nell’applicare le scritture. Si noti, ad esempio, la differenza che c’è fra la domanda “State facendo tutto quello che potete?” e quella “Ognuno di noi dovrebbe chiedersi: ‘Sto facendo tutto quello che posso?’” Anche se la sostanza è la stessa, la prima domanda fa pensare che l’oratore non si metta sullo stesso piano dell’uditorio. La seconda invece incoraggia tutti, compreso l’oratore, ad analizzare la propria situazione e i propri motivi.
Resistete alla tentazione di fare battute di spirito solo per far ridere l’uditorio. Non è consono alla dignità del messaggio biblico. È vero che servire Dio ci rende gioiosi. E certi aspetti del materiale assegnatoci potrebbero anche essere umoristici. Ma fare dello spirito su questioni serie rivela mancanza di rispetto nei confronti dell’uditorio e di Dio.
Il nostro approccio, il nostro comportamento e il nostro modo di parlare dovrebbero sempre indicare che abbiamo imparato a considerare gli altri come Geova ci ha insegnato.
axlrose24
00venerdì 10 dicembre 2010 22:36
I punti che avevi da trattare erano COPIA-INCOLLA dai giornaletti dell'Organizzazione e UDITORIO INCORAGGIATO A CHIEDERE SCUSA.

Ti ringraziamo della tua esposizione e mettiamo una "B" come BARNABIMBO.


Nel frattempo invitiamo CIAMARDO a non abbandonare il posto di lavoro e a mettere in moto! [SM=g1908964]

AXL
fiordipesco37
00venerdì 10 dicembre 2010 22:41
Mitico !!

I punti che avevi da trattare erano COPIA-INCOLLA dai giornaletti dell'Organizzazione e UDITORIO INCORAGGIATO A CHIEDERE SCUSA.

Ti ringraziamo della tua esposizione e mettiamo una "B" come BARNABIMBO.


Nel frattempo invitiamo CIAMARDO a non abbandonare il posto di lavoro e a mettere in moto!

AXL


[SM=x1839782] [SM=x1839782] [SM=x1839782]
IO NON ESISTO
00venerdì 10 dicembre 2010 23:35

I punti che avevi da trattare erano COPIA-INCOLLA dai giornaletti dell'Organizzazione e UDITORIO INCORAGGIATO A CHIEDERE SCUSA.



Non sono io quello che deve superare i punti.
axlrose24
00venerdì 10 dicembre 2010 23:36
Scusa TU NON ESISTI, ma noi quando parliamo di BARNABINO siamo abituati a scompisciarci dalle risate.

AXL
axlrose24
00venerdì 10 dicembre 2010 23:39
Re:
IO NON ESISTO, 10/12/2010 23.35:


I punti che avevi da trattare erano COPIA-INCOLLA dai giornaletti dell'Organizzazione e UDITORIO INCORAGGIATO A CHIEDERE SCUSA.



Non sono io quello che deve superare i punti.




Chi li deve superare? Nell'ultimo schema che hai postato non c'era scritto.

AXL
IO NON ESISTO
00sabato 11 dicembre 2010 21:48
La seguente discussione è tratta dal forum Testimoni di Geova Online.

Ecco cosa scriveva l’utente Barnabino in data 22/4/2010:

Vorrei fare pubblicamente le mie scuse all'utente MauriF che in un post ho apostrofato con un poco educato "ignorante come una capra". Ammetto che la frase è del tutto fuori luogo e poco cristiana e non va assolutamente ripetuta. Aggiungo anche che non penso affatto che MauriF sia quello che ho detto, anche se a mio parere talvolta eccede nei toni polemici contro i TdG.
Mi pare giusto che gli amministratori, per equità, mi assegnino un warning per questa frase.



L’utente LeonardoN interveniva dicendo:

Trionfi sempre l'umiltà ad imitazione del Signore Gesù e alla gloria di Geova!



L’utente Aquila-58 interveniva dicendo:

Nono pensarci neppure MauriF. Il gesto di Barnabino dimostra da che parte sta il vero cristianesimo, e questo non può che fare onore a noi cristiani testimoni di Geova.
Ma che non alberghi neppure per un attimo, nella tua mente, che Teodoro Studita si sia limitato a dire quel che tu hai riferito.
E' vero l' esatto contrario: Teodoro Studita, oltre che dare degli ignoranti e dei poveri creduloni a noi cristiani testimoni di Geova, ci ha allegramente definiti malati psichici, bisognosi di cure psichiatriche...
Questo non per rinfocolare polemiche, sia chiaro! Ma per amor del vero.
Grazie.



L’utente Barnabino concludeva dicendo:

Hai ragione, ma ti prego di credere che non ho mai agito ipocritamente, e grazie delle tue richieste, mi hanno fatto capire quanto si possa far male con una parola avventata.

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