Questo giallo mi appassiona e non poco...
Un altro articolo con altri particolari sulla vicenda
PUNTA VOLPE. IN RADA DA GIORNI NEI PRESSI DI PORTO ROTONDO, IERI L’IMBARCAZIONE È STATA TRAINATA FINO AL PORTO DI OLBIA
L’ombra dei pirati dietro l’ultimo giallo del mare
Un vascello fantasma approda in Sardegna
23/8/2006
di Pierangelo Sapegno
OLBIA. Il veliero fantasma è l'ultima storia del mare di quest'estate perduta fra i tre pescatori scampati all'Oceano dopo nove mesi su una barca rotta, gli sbarchi e i morti sulle coste della Sicilia e il nuovo giallo del trimarano in Portogallo. Anche questa è una storia favolosa, che magari nasconde tragedia e dolore come le altre, dentro alla sua bussola con il quadrante suddiviso in 32 gradi per scegliere la rotta giusta.
Un veliero senza nome, abbandonato vicino a Punta Volpe, Sardegna, fra gli yacht dei turisti, che ora se lo vanno a cercare come scialuppe che vogliono avvistare la terra. In coperta, un po' di cibo egiziano e francese, qualche straccio di vestito, due carte nautiche e qualche rivista di pochi giorni fa. Nessuno a bordo. In balia delle onde La barca è in buono stato e di gran valore. Quelli che l'hanno portata lì e sono scappati via dovevano avere le loro ragioni.
Come è successo con l'Intermezzo dei tre pescatori che hanno attraversato l'Oceano in balìa delle correnti dopo una tempesta che gli aveva ucciso due compagni e rotto il motore, come per il trimarano rovesciato da una bufera a Capo San Vincenzo con due sopravvissuti senza nome e un cadavere a bordo, anche questa volta è un mare in burrasca a portarci il suo mistero e la sua leggenda.
E' un giallo, hanno detto ieri gli inquirenti. Questa barca senza nome non si sa da dove arrivi e perché sia arrivata lì, non si sa cosa nasconda e quali altri misteri porti con sé.
Il veliero è molto bello, un due alberi di ventidue metri, senza il nome sulla murata, fascinoso e strano insieme. E' apparso qualche giorno fa, a meno di un miglio sottocosta fra Punta Volpe, Punta Lada e Porto Rotondo. Stava lì in rada, senza movimenti attorno, senza segni di vita. I turisti avevano denunciato subito quella presenza strana, e il comando della capitaneria di porto di Golfo Aranci lo stava sorvegliando.
Poi, l'altro ieri, il maestrale ha fatto arare l'ancora e ha scarrocciato il veliero, che avanzava di piatto verso la costa, portato dal vento. S'è piantato sugli scogli. Nessun documento Il comandante della capitaneria Emilio Casale ha mandato là la motovedetta CP709 della Guardia Costiera per soccorrere l'imbarcazione e il suo equipaggio. Arrivati sul posto, hanno affiancato il veliero, ma hanno capito subito che a bordo non c'era nessuno. E' stato fatto venire un piccolo rimorchiatore per trainare la barca fino a Portisco.
Sono saliti sopra, per cercare qualcosa che identificasse il veliero e il suo proprietario. Dentro non aveva nessun documento di iscrizione (che è obbligatorio in qualsiasi parte del mondo). E' stata informata subito la Procura e sono scattate le indagini. Che cosa sarà mai questa nave fantasma? Una barca rubata? O l'imbarcazione di qualcuno che voleva a tutti i costi far perdere le sue tracce? E' una barca d'epoca, degli Anni 60 o 70, gli interni in compensato marino ben lavorato, in buono stato, anche se un po' trasandata, capace di navigare senza problemi dietro alla sua stella polare.
Quando gli uomini di Emilio Casale e gli agenti della Scientifica sono saliti a bordo, hanno trovato parecchie cose strane. Nessun documento d'iscrizione, «e nessuna indicazione per risalire almeno al porto d'appartenenza». Nei tempi andati, i capitani riempivano il proprio portolano, contenuto in un taccuino personale, probabilmente da trasmettere ai figli, con le istruzioni e la storia dei viaggi e della nave che comandavano. Oggi, anche se non lo fanno più, qualcosa a bordo che identifichi la nave ci dev'essere per forza. Sotto coperta La sentina era sporca, in coperta mancava di un po' di pittura ed era senza manutenzione ordinaria.
L'apparenza era trasandata. Sottocoperta, c'erano un po' di provviste, poca roba. Cibi d'origine egiziana, e altre scatole in lingua francese. Poco o nulla di abbigliamento. Solo magliette o stracci. Carte nautiche, sempre in lingua francese, del Nord Africa. Un tender parzialmente sgonfio. Alcuni oggetti abbandonati: una bandiera della Marina del Lussemburgo e una targa di legno con su scritto «Bel'Amica», in un italiano scorretto, con una sola elle. Poi c'erano delle riviste francesi abbastanza recenti, il che farebbe pensare che gli attuali proprietari della barca potrebbero arrivare da quelle coste.
Gli uomini della Scientifica hanno raccolto delle tracce organiche, che stanno esaminando. All'inizio s'era pensato a uno scafo mnle ormeggiato e trascinato al largo dal mare. Solo che negli ultimi giorni non è arrivata alcuna segnalazione di furti o smarrimenti. Si fanno strada altre ipotesi, alla fine: una barca rubata, oppure utilizzata per qualche traffico illecito e abbandonata. Pirati? Traffico d'armi? Chissà. Dicono gli inquirenti: «Per ora tutto è possibile». E in fondo cosa c'è di strano.
Il mare continua a regalarci anche adesso i suoi misteri e le sue leggende, dai pirati sulle antiche rotte commerciali ai viaggi della morte sulle carrette degli immigrati, fino al miracolo di tre pescatori che riescono a solcare l'oceano per ottomila chilometri su una barchetta con il motore rotto. Il veliero fantasma avrà anche lui la sua ultima favola, bella o terribile. I turisti stanno già andando a cercarlo. Perché stupirsi, alla fine? Persino sulla nave da crociera Sea Bourn Spirit assalita dai corsari al largo della Somalia, i 600 passeggeri, prima di scappare sottocoperta, s'erano affacciati a fotografare l'arrembaggio. Dev'essere il mare che ci fa così.